Enrico Mattei, da un grande manager una lezione per l’Italia assetata di energia, a 60 anni dalla morte
Sessant’anni fa, il 27 ottobre 1962, precipitava nel pavese il velivolo su cui viaggiava Enrico Mattei, il fondatore e primo presidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI). Ad oltre mezzo secolo da quel tragico evento, tutt’altro che chiarito, i nodi per cui Mattei ha dato la vita sono ancora sul tavolo e la sua strategia energetica ci appare quantomai di attualità. Due saggi appena pubblicati, gli editoriali e le celebrazioni di questi ultimi giorni hanno fatto il punto sulla sua eredità e sul suo “sogno infranto”, come lo hanno definito Oddi e Antoniani nel titolo del loro libro. Una lezione per gli imprenditori e per la politica di oggi.
Un battitore libero spregiudicato e lungimirante
Nominato commissario liquidatore dal Comitato di Liberazione dell’ente pubblico petrolifero Agip alla fine della guerra, Mattei comprende che la ricostruzione del Paese ha nell’autonomia energetica il suo motore. Rifiuta di smembrare l’Agip, giudicato dai suoi contemporanei un carrozzone pubblico, e lo porta a rinascere come grande asset pubblico strategico, con l’obiettivo di trovare nuove fonti di energia per l’industrializzazione italiana e di strappare accordi competitivi per le forniture di energia.
Per questo obiettivo non si ferma davanti a nulla. Tesse relazioni con tutti i partiti usandoli, con le sue parole, “come taxi”: se ne serviva, li pagava e poi scendeva. Adotta una propria politica interna ed estera, negoziando con capi di Stato e siglando accordi in autonomia. Stravolge e piega a proprio vantaggio le logiche della decolonizzazione e della Guerra Fredda. A sostegno di questa strategia nazionale e internazionale utilizza anche il “quarto potere”, creando l’Agi, agenzia stampa dell’Eni, e fondando il quotidiano “Il Giorno”. Investe nella formazione dei suoi tecnici con la fondazione di scuole di specializzazione e con lo sviluppo di una filiera industriale e di una moderna rete di distribuzione nazionale, che va dai gasdotti alle stazioni di rifornimento Supercortemaggiore. Per un decennio, tra il 1953 e il 1962, la politica estera italiana è una politica di potenza che finisce per coincidere con quella dell’Eni, e l’industria italiana decolla, tanto da far parlare di “miracolo italiano”.
Un modello di business globale e locale
Mattei, grazie alle sue molteplici relazioni, riusciva a muoversi su uno scacchiere globale, mantenendo al centro gli interessi del Paese, sempre in una cornice europea e mediterranea. Per svincolare l’Italia dalla dipendenza dalle “Sette sorelle”, l’oligopolio anglo-americano che controllava il mercato degli idrocarburi, strinse accordi di joint venture con alcuni Paesi in fase di decolonizzazione, a cominciare dall’Egitto di Nasser e dall’Iran dello Scià, con la formula contrattuale del 75/25. Per la prima volta, Paesi al tempo sottosviluppati assumevano un ruolo attivo dal punto di vista industriale, partecipando con una quota rilevante al capitale sociale, e riuscendo a gestire in modo indipendente le loro attività minerarie.
Con questi contratti, cambia le regole del mercato del petrolio, fa saltare le condizioni economiche imposte dalle ex potenze coloniali del cartello e innalza i Paesi del terzo mondo a interlocutori alla pari. Non si ferma nemmeno davanti ai diktat del Patto Atlantico, quando riesce a concludere un accordo economicamente vantaggioso per l’importazione di greggio in Italia con l’Urss di Kruscev. Una decisione che mette in agitazione Washington e induce ad aprire una trattativa tra Eni ed Esso, ancora in corso quando Mattei muore sui campi di Bascapé. L’ultimo negoziato di un grande giocatore di scacchi, che verrà concluso dopo la sua morte dal nuovo presidente dell’Eni.
A livello locale, l’Eni di Mattei ottenne nel 1953 una concessione per l’estrazione di gas e petrolio nei giacimenti appena scoperti in Val Padana, per cui l’Eni progettò una rete di metanodotti, raffinerie e servizi che fu volano dell’economia lombarda del boom. E ancora, alla vigilia del suo ultimo volo, Mattei era in Sicilia per presentare alla popolazione di Gagliano il giacimento di metano appena scoperto, promettendo un futuro sviluppo economico di un’area depressa, come era già avvenuto a Gela pochi anni prima.
L’ENI oggi e l’eredità di Mattei
Oggi, a sessant’anni di distanza, le “Sette Sorelle” appaiono drasticamente ridimensionate, mentre incombono all’orizzonte le politiche di potenza di colossi pubblici emergenti nel campo dell’energia, soprattutto in Medio Oriente e nei paesi BRICS. La nuova geopolitica dell’energia è dominata da un “blocco orientale, con Cina e India nel ruolo di consumatori e la Russia come fornitrice” (F. Rampini, Ombre Cinesi. Da Pechino a Delhi, chi soffia sui prezzi dell’Energia, da Corriere della Sera, L’Economia 5/9/2022). Il boom della domanda di questi Paesi determina prezzi e futuri andamenti del mercato e dell’ambiente nel resto del pianeta.
Anche l’Eni, con la trasformazione in Spa e la quotazione in borsa sembra aver abbandonato alcune delle funzioni pubbliche che ricopriva sotto Mattei, ma mantiene un forte ruolo in Italia. Oggi Eni è un grande gruppo multinazionale sapientemente diversificato attivo, oltre che nell’estrazione e distribuzione di gas e petrolio, anche nel settore dell’idrogeno, delle energie rinnovabili e della mobilità elettrica, che si pone come obiettivo il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050. Con questa strategia, Eni prevede di poter sostituire interamente le importazioni di gas dalla Russia entro il 2025.
La politica ripassi la lezione di Mattei
Di fronte a questo scenario, la politica avverte l’urgenza di sottrarsi al ricatto politico dei Paesi produttori e si ripropone il problema dell’autonomia energetica. Cosa farebbe oggi Enrico Mattei? Spingerebbe l’acceleratore sulle rinnovabili, aggirando i problemi burocratici, sfruttando le sue relazioni e proverebbe a costruire una rete di distribuzione elettrica resiliente? Riconoscerebbe il ruolo ineludibile, in questa fase di transizione, del gas naturale e dell’idrogeno per riequilibrare l’apporto discontinuo e per il momento insufficiente delle rinnovabili? Aumenterebbe i siti di stoccaggio del gas e la presenza di navi rigassificatrici a largo delle nostre coste o darebbe la priorità alla ricerca di nuovi giacimenti italiani?
Per il momento, limitando il nostro sguardo all’inverno alle porte, vale la pena ricordare che buona parte dei flussi di gas che dovranno compensare le forniture russe provengono da infrastrutture storiche del Gruppo. Primo fra tutti quel gasdotto Transmed, concepito da Enrico Mattei già al tempo degli accordi con il governo algerino, ed entrato in funzione solo nel 1983. Un’infrastruttura che collega il più grande giacimento di gas Africano, Hassi R’Mel nel deserto algerino, con la Tunisia e Mazara del Vallo fino al deposito di Minerbio, in provincia di Bologna. Un collegamento che, a valle dei recenti accordi tra Eni e Sonatrach, sarà presto in grado di fornire 6 miliardi di metri cubi di gas addizionale all’Italia. (Gas, 10 miliardi di metri cubi in più nel 2022 in arrivo dalla rotta africana e dal Tap, Il Sole 24 Ore, 27/08/2022).
Il futuro dei grandi manager è nelle rinnovabili e nella sostenibilità
Se per il breve-medio termine il gas è ancora indispensabile, un nuovo vento già soffia da quel Mediterraneo che fu il fulcro delle scelte strategiche di Mattei. È il vento delle rinnovabili, con il primo parco eolico marino inaugurato da Renexia a Taranto nell’aprile scorso e con un nuovo progetto di eolico offshore galleggiante, tra i più grandi al mondo, che lo stesso Gruppo sta progettando a largo delle coste siciliane. Come 60 anni fa, alla vigilia di quel tragico ultimo volo, una nuova opportunità di sviluppo che fa della Sicilia il nodo cruciale per l’energia in Italia.
Per saperne di più:
- Oddo, R. Antoniani, L’Italia nel petrolio. Mattei, Cefis, Pasolini e il sogno infranto dell’indipendenza energetica, Feltrinelli 2022.
- Giordano, Enrico Mattei. Costruire la sovranità energetica: dal gattino impaurito al cane a sei zampe, Historica 2022.
- Perrone, Enrico Mattei, il Mulino 2001.
- Pietra, Mattei la pecora nera, SugarCo 1987.
- Pirani, Poteva andare peggio. Mezzo secolo di ragionevoli illusioni, Mondadori 2010.




