La figura del Sustainability Manager

sustainability manager

Sostenibilità è ormai diventata la parola del futuro, insieme a economia circolare e innovazione, in qualsiasi settore, senza contare la sua centralità nelle strategie aziendali, oltre che nelle agende politiche. Un’importanza, quella della sostenibilità, tale da rendere necessaria l’introduzione nelle imprese di una figura professionale esperta in materia: stiamo parlando dei Sustainability Manager

Fino ad ora, tali mansioni erano riservate a coloro impegnati nell’innovazione di prodotto o di processo, oppure a chi lavorava agli aspetti qualitativi. Anni fa, infatti, il responsabile della sostenibilità si occupava prima di tutto del bilancio di sostenibilità e dei rapporti dell’azienda con il territorio. Col passare del tempo questi aspetti sono diventati solo alcune delle attività, ora intrecciate maggiormente con la pianificazione strategica. La convinzione che oggi si sta affermando, quindi, è che chi si occupa di sostenibilità debba saper accompagnare la trasformazione dell’azienda in tale direzione. Secondo il rapporto GreenItaly 2022, nel quinquennio 2016-2020 sono state oltre 440mila le aziende che hanno investito in tecnologie e prodotti green. Investimenti, questi, che devono però essere pianificati e governati da professionalità specifiche, fra cui proprio quella del Sustainability Manager.

 

LA FIGURA E LE ATTIVITA’ DEL SUSTAINABILITY MANAGER

La gestione dell’impatto che un’azienda o un’organizzazione hanno dal punto di vista ambientale, economico e sociale (ESG, Environmental, Social, Governance): potrebbe dunque essere riassunta così l’attività del Sustainability Manager. Si tratta a tutti gli effetti di un professionista che può ricoprire diverse posizioni in azienda e che ha il fondamentale compito di assistere l’impresa nella garanzia della sostenibilità di tutte le attività poste in essere. Stiamo parlando, quindi, di un professionista che, in pratica, promuove le azioni dell’impresa sulla base delle cosiddette 3P: people, planet, profit. A lui è demandata una funzione innanzitutto preventiva, di messa a punto di strategie che possano giovare al business in un medio o lungo termine. A questa azione si affianca quella di costante e completa promozione di investimenti sostenibili da parte dell’azienda. Dunque non solo garanzia, nel tempo, della conformità alle normative ambientali, energetiche e di sicurezza, ma anche continua ricerca di politiche e iniziative sostenibili, raggiungimento di obiettivi misurabili in performance, sensibilizzazione alla sostenibilità sia all’interno dell’azienda, sia al suo esterno, grazie a una comunicazione ben strutturata. Stando al quadro così delineato, il Sustainability Manager è dunque, allo stesso tempo, un generatore di conoscenze e consapevolezza, un facilitatore, project manager e anche auditor. Fra tutte, però, la sua funzione più importante è quella di challenger, essendo tale figura titolata a cambiare le carte in tavola, in maniera intelligente, portando prospettive e punti di vista diversi. 

 

IL FUTURO DEI SUSTAINABILITY MANAGER IN ITALIA

Tre aziende su quattro prevedono di ampliare l’organico con competenze di sostenibilità, tanto nei ruoli specializzati quanto in ruoli “ibridi”, ossia che richiedono competenze tecniche combinate con quelle di sostenibilità. Tale trend emerge con forza dalla ricerca Sustainability Career Compass 2022, uno studio condotto da Sustainability Makers, l’associazione dei professionisti della sostenibilità, in collaborazione con ALTIS-Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università degli Studi di Milano. Lo studio in questione ha coinvolto 394 manager e professionisti della sostenibilità in Italia. In un contesto di crescente sensibilità, soprattutto fra le giovani generazioni, per le tematiche sociali e ambientali, la sostenibilità è ormai una tendenza imprescindibile per le aziende: ad essa, infatti, è dedicato un numero crescente di corsi di studio, dentro e fuori il mondo universitario, segno di come la professione della sostenibilità sia ormai consolidata. Il Gruppo Toto è tra i primi gruppi industriali italiani ad investire sulla formazione della nuova figura professionale dell’Ecoprogettista per unire ingegneria civile e sostenibilità, per sviluppare così opere altamente sostenibili ma anche innovative tecnicamente.

 

LA SOSTENIBILITA’ È (SOPRATTUTTO) DONNA ED HA UN MASTER

Donna, under 40, con un percorso formativo prevalentemente in economia e management (36,5% degli intervistati) ma con una crescente presenza di soggetti con formazione scientifica: questa edizione della survey di Sustainability Makers evidenzia – e conferma – come le professioni attorno alla sostenibilità siano a prevalenza femminili (64,6%, +2,7 rispetto al 2020) e come la percentuale di giovani under 40 sia in crescita (dal 39,6% rispetto al 29,2% di due anni fa). Altro elemento di novità è il significativo aumento della percentuale di professionisti che provengono da una formazione di carattere scientifico (dal 14,2% al 20,3 %). Infine, è emerso che l’8,7% degli operatori interni alle aziende e l’11,5% dei consulenti esterni hanno conseguito una laurea triennale attorno alla sostenibilità, mentre una quota maggiore – il 15,6% dei professionisti interni e il 23,7% dei consulenti – può vantare un master dedicato alla CSR/sostenibilità.