La Polizza D&O – Directors & Officers – è un’assicurazione a tutela del patrimonio personale delle figure apicali delle società nel caso in cui vengano chiamati in causa per risarcimento danni.
Dal XIV secolo al 2000
Le polizze che possiamo definire “moderne” si presentano nel 1347 per la prima volta con il fine di tutelare i rischi marittimi nei porti di Genova e Venezia, attribuendo all’Italia la voce di “patria dell’idea moderna di assicurazione”.
Le prime polizze D&O risalgono alla grande depressione negli Stati Uniti, dove, con il “Us Securities Act” del 1933 e il “Exchange Act” del 1934, i legislatori impongono il corretto andamento del mercato azionario. Nonostante questo, non acquisiscono molta fiducia a causa della scarsa chiarezza dei rischi d’impresa.
Negli anni ’60 le polizze godono del loro boom del mercato statunitense. Le aziende più quotate ricorrono sempre più spesso a queste assicurazioni, date le continue richieste di risarcimento degli azionisti per l’opportuno svolgimento della gestione delle società. La domanda per la tutela del patrimonio personale degli organi di amministrazione cresce a dismisura.
Si arriva così verso la fine degli anni ’80, con una proporzionale crescita tra il fatturato delle polizze D&O e i sinistri commessi dalle aziende. Le cifre raggiunte dalle compagnie di assicurazione per i risarcimenti arrivano alle stelle – 150 milioni di dollari di risarcimento dei sinistri rapportati a 100 milioni di dollari incassati dalle compagnie, tanto da portare molte di queste alla chiusura oppure al fallimento.
La polizza D&O in Europa si diffonde intorno agli anni ’70. Raggiunge il suo massimale in termini di cifre negli anni 2000, senza comunque neanche avvicinarsi alle cifre stimate negli USA. Questo accade per diverse ragioni, tra cui la presenza minore di società quotate nei mercati azionari e la confusione e poca chiarezza sui danni punitivi previsti.
In Italia le polizze D&O si diffondono negli anni ’80, non senza dubbi e indecisioni riguardo alla loro credibilità, considerate come elemento di contrasto con la funzione deterrente della responsabilità civile dell’amministratore.
Oggi ci troviamo in una fase di grande crescita per quanto riguarda l’andamento delle assicurazioni D&O: dai 190 milioni di incasso lordo del 2012, si è registrato un aumento esponenziale negli anni fino ad arrivare a 255 milioni nel 2020.
Tra inconsapevolezza e necessità: le polizze D&O
In Italia, nonostante il crescente utilizzo, questo prodotto assicurativo risulta essere ignorato da molti: ciò non toglie il fatto che è uno strumento necessario in ambito aziendale. Le tipologie di aziende nelle quali è stata stipulata la polizza D&O rientrano nel campo manufatturiero, edile e della produzione alimentare, oltre che finanziario e di business service. Si stima che negli ultimi tre anni un’azienda su quattro abbia sporto denuncia per un sinistro riconducibile all’operato del manager, come riportato dai dati provenienti dai report di ANRA e AIBA, le associazioni riguardanti rispettivamente il risk management e le assicurazioni aziendali.
Sebbene i vantaggi siano palesi, in Italia il 33% dei neo-manager considera la polizza superflua per diverse ragioni:
- la società è a conduzione familiare, quindi con coincidenza tra amministratori e proprietari dell’impresa;
- la società rientra nelle piccole imprese, non è quindi quotata in borsa.
Negli altri Paesi Europei, la stipula di una polizza di questo genere è una costante nei differenti settori di impresa: stando ai dati di ANRA e AIBA, il 41% sceglie di stipulare l’assicurazione per prevenire i rischi di gestione previsti dal suo ruolo; il 34%, invece, la fa per limitare il potenziale “pericolo economico” in caso di fallimento della società.
Le categorie di sinistro che possono ricadere sugli organi amministrativi di un’impresa sono molteplici. Molteplici, e in fase crescente, sono anche le responsabilità a cui le figure di spicco delle società devono fare capo. Grazie alla polizza D&O, si possono limitare i danni dalla responsabilità del manager e dell’azienda.




