Che ci piaccia o no, l’intelligenza artificiale sta spingendo la leadership in una nuova direzione. Un giorno saranno ancora i manager e i CEO a guidare le aziende oppure saranno guidati loro dall’AI?
AI: PIU’ VANTAGGI O PIU’ SVANTAGGI PER I MANAGER?
L’influenza dell’AI sull’umanità e sul modo di lavorare è sempre più oggetto di dibattito. Le opportunità che l’era dell’intelligenza artificiale offrirà alle organizzazioni e alla forza lavoro trasformeranno in meglio le condizioni sociali e lavorative, porteranno a dipendenti più felici e soddisfatti, a clienti più soddisfatti e, in ultima analisi, a una maggiore redditività. Invece, per i più pessimisti, abbiamo preso la proverbiale tigre per la coda.
In ogni caso, l’AI è qui per restare. Per i leader questo significa evolvere, piuttosto che sostituire, le competenze esistenti, sia le proprie che quelle della loro forza lavoro.
La maggior parte (94%) dei dirigenti aziendali concorda sul fatto che l’AI è fondamentale per il successo, secondo un rapporto Deloitte del 2022. Secondo gli esperti, in futuro sarà la leadership informata sull’AI a distinguere le organizzazioni più efficaci dalla concorrenza. Altrettanto fondamentale sarà capire quando non usarla.
La frenesia con cui l’AI sta conquistando i posti di lavoro sta lentamente lasciando il posto a una conversazione più ponderata su come l’AI possa essere utilizzata per migliorare l’esperienza lavorativa quotidiana.
STRANO MA VERO: L’AI SPINGE A POTENZIARE LE SKILL UMANE
Ecco… per cominciare, i dirigenti dovranno coltivare ancora di più le capacità relazionali. Se l’AI deve gestire aspetti tecnici che richiedono molto tempo, come ad esempio il ruolo di un Amministratore Delegato, sarà fondamentale l’elemento umano di interpretare i dati e porre all’AI le domande giuste per formulare giudizi validi . Per essere un leader efficace in un ambiente di AI, è strategico soprattutto coltivare le capacità umane. L’AI può informare le loro decisioni, con dati, suggerimenti e raccomandazioni, ma i leader devono comunque essere in grado di inquadrare i problemi, fare le scelte intelligenti e assicurarsi che siano ben eseguite. Per farlo, i dirigenti devono sperimentare, devono stravolgere il proprio stile decisionale per sfruttare appieno le capacità dell’AI, come temperare le proprie convinzioni con i dati, testare le proprie convinzioni con gli esperimenti e, soprattutto, capire come indirizzare l’AI verso i problemi più rilevanti. In questo periodo di sperimentazione, i leader dovranno testare l’AI. Alcuni sono già all’opera. Un terzo dei dirigenti afferma che nei prossimi 12 mesi intende avviare quattro processi di “costruzione della fiducia”: migliorare la governance dei sistemi e dei processi di AI; confermare che le decisioni guidate dall’AI sono interpretabili e facilmente spiegabili; monitorare e riferire sulle prestazioni dei modelli di AI e proteggere i sistemi di AI da minacce e manipolazioni informatiche, secondo un’indagine sulla fiducia 2023 della società di consulenza gestionale PwC.
GRANDI SFIDE RICHIEDONO GRANDI INTELLIGENZE – UMANE
I CEO dovranno sviluppare una comprensione più approfondita degli strumenti di AI che stanno utilizzando rispetto a qualsiasi altra tecnologia aziendale con cui hanno avuto a che fare in precedenza, a causa degli ampi modi in cui l’IA può influire sulla loro attività. L’AI non è una tecnologia così semplice e limitata da poter essere affidata a un CTO o a una posizione simile, ma è uno strumento che deve essere compreso dal CEO e dall’intero team di gestione. I leader devono anche prestare molta attenzione anche all’effetto dell’AI sulla forza lavoro. Con tutta il recente hype per l’AI generativa, accelerata dall’adozione mainstream del ChatGPT, si sono moltiplicate le speculazioni sulla sostituzione dei posti di lavoro. Secondo gli esperti, gli amministratori delegati devono anticipare e mitigare questi timori, essendo trasparenti sui piani per incorporarla – anche perché non ci sono in pratica settori esclusi dall’ondata dell’AI: dai più tradizionali come il manifatturiero a quelli più innovativi e proiettati al futuro come le rinnovabili e l’eolico offshore.
L’AI porterà molti cambiamenti nella forza lavoro: dunque i CEO dovrebbero incoraggiare i lavoratori ad abbracciare la sperimentazione con la tecnologia e comunicare le opportunità di aggiornamento per lavorare in tandem con l’AI, piuttosto che essere sostituiti da essa. Gli Amministratori Delegati continueranno a mettere l’uomo al centro dell’attenzione e i dipendenti saranno molto apprezzati in questa nuova era. Può essere un “effetto centauro, per l’interazione umana e la connessione uomo-computer. L’automazione e la velocità aiuteranno a fare cose diverse, concentrandoci su attività più strategiche e creative. Ma sarà ancora compito “umano” comprendere le persone a livello umano.
IL BISOGNO DEL PENSIERO CRITICO
La preoccupazione per la produttività dei dipendenti è sempre stata al centro dell’attenzione (e delle preoccupazioni) dei leader. Inoltre, la narrativa sulla salute mentale e le storie di burnout dei dipendenti rimangono altrettanto preoccupanti. Sebbene ci siano buone ragioni per affermare che il minaccioso clamore intorno all’AI non stia aiutando in questo senso, gli esperti ritengono che l’AI possa contribuire a mitigare entrambi gli aspetti e persino a migliorare il significato e lo scopo del lavoro.
In teoria, se le persone risparmiano tempo sugli aspetti più amministrativi e noiosi del loro lavoro, avranno più capacità cerebrale per il pensiero creativo e strategico.
Questo evolverà il ruolo dei leader in modo entusiasmante. C’è un potenziale per cui l’AI può fare da “copilota”, in modo che i leader possano dedicare più tempo alla guida dell’azienda. Questo dovrebbe anche aprire le porte a discussioni, interventi e intelligenza più personalizzati e informati, che consentano ai leader di concentrarsi sui punti in cui possono fare la differenza.
Se i dirigenti devono essere i principali promotori dell’utilizzo dell’AI per migliorare i processi aziendali e l’esperienza dei clienti e della forza lavoro, devono investire nella riqualificazione della forza lavoro – non nella sua sostituzione: quindi utilizzare il capitale umano esistente per rendere le aziende più umano-centriche come cultura, costruendo competenze trasversali a tutte le funzionalità.
No, l’AI non prenderà mai il post del “Capo” e neppure dei manager. A condizione che i manager non rinneghino il valore centrale dell’intelligenza umana, lasciandosi incantare dal risparmio di soldi e di tempo garantito dall’intelligenza artificiale.




