Il Piano Transizione 5.0 rappresenta un’evoluzione significativa nel panorama dell’innovazione industriale italiana, segnando un passaggio cruciale da Industria 4.0 a un approccio più integrato e sostenibile [1]. Questo piano, che si estende dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025, offre un regime di crediti d’imposta per le imprese che effettuano nuovi investimenti in strutture produttive in Italia [2]. Con una dotazione complessiva di circa 13 miliardi di euro, di cui 6,3 miliardi specificamente stanziati per il biennio 2024-2025 [3], [4], l’iniziativa mira a catalizzare una trasformazione profonda del tessuto industriale del paese.
Cos’è Transizione 5.0
La Transizione 5.0 è un’ambiziosa iniziativa del governo italiano che va oltre la semplice digitalizzazione, mirando a una trasformazione olistica che integra innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale e competitività economica [5].
Questo piano si distingue per il suo approccio duplice:
- Transizione Digitale: promuove l’adozione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose (IoT), e i sistemi di automazione avanzata, per migliorare l’efficienza e la produttività delle imprese.
- Transizione Green: porre un forte accento sull’efficienza energetica e la riduzione dell’impatto ambientale, incoraggiando investimenti in tecnologie pulite e processi sostenibili [6].
Il piano è strutturato per essere inclusivo, aperto a tutte le imprese indipendentemente dalla loro forma giuridica, settore o dimensione [7]. Questo approccio democratico mira a stimolare una trasformazione diffusa in tutto il tessuto industriale italiano.
Gli incentivi sono erogati attraverso un meccanismo di credito d’imposta, con aliquote che possono arrivare fino al 45% dei costi ammissibili, con un tetto massimo di 50 milioni di euro [8]. Questa struttura è pensata per incoraggiare investimenti significativi, permettendo anche alle PMI di partecipare attivamente alla transizione.
Un aspetto innovativo del piano è l’enfasi posta sulla formazione del personale, con la previsione di destinare l’1% del bilancio a questo scopo cruciale [9]. Questa disposizione riconosce che la vera transizione non può avvenire solo attraverso l’adozione di nuove tecnologie, ma richiede anche un aggiornamento delle competenze della forza lavoro. Transizione 5.0 rappresenta quindi un cambio di paradigma nel modo in cui l’Italia affronta le sfide dell’innovazione e della sostenibilità. Non si tratta solo di un aggiornamento tecnologico, ma di una visione complessiva che mira a posizionare il paese all’avanguardia nella cosiddetta “doppia transizione” – digitale e verde – considerata cruciale per la competitività futura nell’economia globale [10].
Questa iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di politiche europee volte a promuovere una crescita sostenibile e inclusiva, allineandosi con gli obiettivi del Green Deal europeo e del piano di ripresa Next Generation EU. In questo senso, la Transizione 5.0 non è solo un piano nazionale, ma parte di un movimento più ampio verso un’economia più resiliente, innovativa e sostenibile a livello continentale.
-
Il piano include crediti d’imposta per investimenti in beni strumentali e formazione del personale [5].
-
È previsto destinare l’1% del bilancio per la formazione del personale [2].
-
Gli incentivi sono prenotabili attraverso una piattaforma gestita dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) [6].
Il ruolo dei manager per Transizione 5.0
Il ruolo dei manager nella Transizione 5.0 emerge come cruciale e multisfacettato, richiedendo una combinazione di competenze tecniche, strategiche e di leadership. I manager si trovano al centro di questa trasformazione, fungendo da catalizzatori e guide per le loro organizzazioni. Devono navigare abilmente tra le sfide della digitalizzazione e quelle della sostenibilità, integrando nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose nei processi aziendali, mentre simultaneamente perseguono obiettivi di efficienza energetica e riduzione dell’impatto ambientale [1], [2].
La loro responsabilità si estende alla gestione del cambiamento organizzativo, alla formazione del personale e all’allineamento delle strategie aziendali con gli obiettivi della Transizione 5.0. I manager devono anche essere abili nell’identificare e sfruttare le opportunità offerte dagli incentivi governativi, ottimizzando gli investimenti in tecnologie avanzate e soluzioni sostenibili [3]. Inoltre, devono sviluppare nuove competenze per l’Industry 5.0, inclusa la capacità di lavorare con l’intelligenza artificiale per il processo decisionale e di gestire team sempre più diversificati e tecnologicamente avanzati [4].
In questo contesto, i manager diventano veri e propri architetti del futuro aziendale, bilanciando innovazione, sostenibilità e performance economica, e guidando le loro organizzazioni verso una nuova era di competitività e responsabilità ambientale. Il loro successo in questo ruolo sarà determinante non solo per la singola impresa, ma per l’intero tessuto industriale italiano nel suo percorso verso una economia più resiliente, innovativa e sostenibile.




