Un cambiamento culturale tra i leader aziendali
In un mondo del lavoro sempre più frenetico e interconnesso, i manager italiani stanno mostrando un’evoluzione significativa nelle loro abitudini vacanziere. Secondo un recente studio condotto da AstraRicerche per Manageritalia e ripresa da Il Sole 24Ore – la federazione che rappresenta oltre 45.000 manager e professionisti del terziario in Italia – c’è una crescente consapevolezza sull’importanza dell’equilibrio tra vita privata e professionale. Il dato più eclatante? La percentuale di manager che scelgono di “staccare completamente la spina” durante le ferie estive è quasi triplicata rispetto a dieci anni fa, passando dal 4,9% del 2014 al 12,7% nel 2025. Questo trend riflette non solo una maggiore attenzione al benessere personale, ma anche una risposta alle pressioni di un contesto socio-economico complesso, segnato da sfide come dazi, costi energetici e instabilità globale. In questo articolo, esploreremo i dettagli dell’indagine, confrontando i dati con quelli del 2019, e analizzeremo come i manager stanno ridefinendo il concetto di vacanza.
I punti chiave dell’indagine: più disconnessione, meno ottimismo
L’indagine, basata su un campione di mille manager, evidenzia un approccio più maturo al tempo libero. Quasi tutti (il 94,8%) hanno pianificato o già fatto una vacanza tra giugno e settembre 2025, un dato leggermente in calo rispetto al 95,6% del 2019. Tuttavia, emerge un netto aumento di coloro che optano per una disconnessione totale: il 12,7% dichiara di non voler essere raggiungibile, un balzo significativo dal 7,9% del 2019 e quasi tre volte il valore del 2014. Questo segnale indica un lento ma profondo cambiamento culturale, dove il “sempre connessi” non è più visto come un merito, ma come una sfida da bilanciare. Nonostante ciò, la cultura della reperibilità rimane forte: il 73,7% dei manager afferma di restare raggiungibile dai collaboratori, e il 69,5% continuerà a controllare le email di lavoro. Queste percentuali, però, sono in diminuzione rispetto al 2019 (rispettivamente 82% e 74,5%), confermando una tendenza verso un maggiore distacco. Un altro aspetto rilevante è il calo dell’ottimismo al rientro dalle vacanze. Rispetto al 2019, l’ottimismo è sceso del 12,9%, mentre la “voglia di fare” si è contratta del 9,1% (dal 49,6% al 40,3%). La tristezza per la fine delle ferie è raddoppiata (dal 11,8% al 22,9%), influenzata dalle incertezze economiche e politiche, come guerre e instabilità. In compenso, crescono la curiosità e l’interesse per la ripresa settembrina.
Come i Manager trascorrono le ferie: famiglia, riposo e riflessioni strategiche
Le vacanze estive rappresentano per i manager un’opportunità preziosa per ricaricarsi e riflettere. Quasi tutti (97,5%) le dedicano alla famiglia, il 92,8% al riposo mentale, l’81,5% alla lettura di libri non professionali e quasi l’80% ad attività extra-lavorative trascurate durante l’anno. Due trend in forte ascesa rispetto al 2019: il riposo fisico (79,8%, +11,1%) e il tempo con gli amici (78,1%, +19,2%). Non manca uno spazio per la sfera professionale: il 47% ripensa alla propria carriera, il 41,7% si concentra su riflessioni strategiche di alto livello, e solo il 14% usa il periodo per aggiornamenti o formazione. In sintesi, le ferie sono un mix di relax personale e introspezione, con un focus crescente sul benessere familiare e corporeo. Dove vanno i manager italiani per “eclissarsi”? La maggior parte non cerca isole deserte o destinazioni esotiche: tre su quattro (73,2%) restano in Italia, un dato stabile rispetto al 2019. Al secondo posto l’Europa (37,6%, +5 punti), seguita da una crescita notevole dell’Asia (dall’3,7% all’8,1%), che indica un interesse rinnovato per culture lontane. In calo, invece, il Nord America (dal 6,4% al 3,9%). Queste scelte riflettono una preferenza per vacanze accessibili e familiari, senza rinunciare a un tocco di esplorazione.
Verso un nuovo equilibrio nel mondo del lavoro
L’indagine di Manageritalia e AstraRicerche dipinge un quadro di manager più consapevoli e attenti al proprio benessere, in un contesto che richiede resilienza e adattabilità. Il triplicarsi dei “disconnessi” in ferie non è solo una statistica, ma un segnale di un’evoluzione culturale che valorizza il tempo personale e familiare come antidoto alle pressioni professionali. Al rientro, nonostante un ottimismo ridotto, emerge una maggiore curiosità per le sfide future. Per i professionisti di oggi, le vacanze non sono più un lusso, ma un investimento strategico per una carriera sostenibile.




